La sanità prima, durante e dopo la pandemia: la protesta dei sanitari, intervento di Roberto Micheli

Roberto Micheli
28.03.2021

Buongiorno a tutti, grazie per l'invito. Io sono un medico degli Spedali Civili di Brescia che è uno dei tre ospedali più grossi d'Italia, ma in realtà parlo come portavoce di Siamo Tutti Ippocrate che è un movimento che è sorto spontaneamente la primavera scorsa in piena pandemia, ma che aveva già avuto le basi prima della pandemia, da parte di un gruppo di medici delusi dalle mancate risposte delle istituzioni rispetto a quello che si lamentava da tempo e che è stato sottolineato negli interventi precedenti con i quali è assolutamente impossibile non essere d'accordo: le carenze che conosciamo e che sottolineeremo. Abbiamo fatto 6 flash mob a partire dal 20 novembre per 6 venerdì consecutivi che hanno portato 150-200 sanitari, prevalentemente medici ma anche tecnici, infermieri, biologi, ecc, in rigoroso silenzio all'interno degli Spedali Civili di Brescia proprio per lamentare questa condizione. Abbiamo scritto una lettera di auguri al presidente Mattarella, al ministro Speranza e al presidente Anelli (presidente dell'ordine medici nazionali), proprio per chiedere un migliore servizio sanitario nazionale, non appunto un sistema sanitario nazionale. Non abbiamo ovviamente avuto risposta ma anche solo con i nostri mezzi (cioè il passaparola con Whatsapp) la lettera a Mattarella per esempio in una settimana ha raccolto 700 firme, 700 adesioni da tutta Italia. Questo per dimostrare come il nostro disagio sia assolutamente trasversale. Non siamo guidati da sindacati, non siamo guidati da partiti. Ahimè devo ammettere, perché ci sentiamo e ci siamo sentiti veramente poco rappresentati in questo millennio da queste due forze. Siamo guidati solo esclusivamente dal nostro spirito, dalla nostra deontologia professionale. Ricordiamo, parlo sempre di medici come si dice normalmente, ma è stato ricordato che due terzi della popolazione dei nostri sanitari è femmina, quindi un grazie a tutte coloro che come è stato ricordato già stamattina fanno non solo le dottoresse, le infermiere, le tecniche ecc. ma fanno anche le mamme e le insegnanti e le badanti ecc. a casa.
 
Di che cosa ci siamo lamentati? Volevo darvi un po’ il nostro il punto di vista all'interno, prevalentemente della classe medica ovviamente, ma dei sanitari per quanto è vissuto non tanto durante il covid. Abbiamo pieno le immagini di quello che sta succedendo e lo riassumo solamente in un dato della letteratura medica, cioè il 40% del personale sanitario è in burn out dopo questo anno di pandemia, e il 40% del 60% successivo è in burn out senza saperlo. E mi fermo qui. In realtà noi quello che lamentiamo da sempre, da ben prima del covid, è la carenza di risorse umane, strutturali ed economiche. Umane perché nonostante si continui a ripetere da parte delle varie direzioni ai vari livelli che non c'è carenza di personale ma c’è solo un personale mal distribuito, in realtà ricordo che negli ultimi 5 anni in Italia sono stati chiusi 74 ospedali e perse 22 mila unità di personale sanitario non sostituito. Ricordo che poco tempo fa, pochi mesi prima della pandemia, Giorgetti che adesso abbiamo come ministro diceva beffardamente che nei successivi cinque anni avremmo avuto una carenza di 45 mila medici di base di cui nessuno si sarebbe accorto, perché ormai chi va più dal medico di base? Ahimé fu un cattivo profeta perché la carenza della medicina territoriale è stata il volano che ha permesso 35 mila vittime solo in Lombardia. E questo ancora non lo dico io. Lo sostiene il New York Times in un articolo di fine novembre 2020 - e non è esattamente una giornale marxista-leninista. Ricorda che la riforma Formigoni del ’95 e quella successiva di Maroni nel 2015-2017 sono state quelle che hanno permesso alla regione - ricorda il New York Times - più ricca d'Italia, una delle più ricche d'Europa, una delle più ricche al mondo, di subire un contraccolpo pazzesco. Sembrava assolutamente inspiegabile, adesso invece capiamo perfettamente perché. Perché anche in questo periodo di vaccini scopriamo che la mitica organizzazione asburgica lombarda ha acqua da tutte le parti, e che l'investimento sulla medicina privata, come è stato fatto negli ultimi 25 anni di governo lombardo, ha portato al crollo appunto di questo mito dell'efficienza, soprattutto sanitaria, lombarda.
 
Occorre anche ricordare a proposito di carenza di personale, parlo del mio ospedale: per esempio nel 2015 sono state cancellate più di un milione di ore solo del personale medico; e solo nel 2020 il personale medico dello Spedali di Brescia ha fatto 126 mila ore di straordinari che non verranno pagate, non verranno retribuite e non ci sarà la possibilità di recuperare per esigenze di servizio eccetera eccetera. Tutto questo cozza chiaramente contro le dichiarazioni del “non manca personale”. Mi riallaccio anche a quello che ha detto Manuel prima di Materia Grigia: la carenza di del personale era già stata dichiarata e lamentata una decina di anni fa - anche più, una quindici di anni fa - dall’ordine dei medici nazionali, che prevedeva una carenza del personale medico a partire dal 2018, con un'implosione che sarebbe avvenuta nel 2023. Implosione che è stata anticipata da questo invisibile virus che ha reso visibile ciò che solo i ciechi non volevano vedere, cioè lo smantellamento del servizio sanitario pubblico. Il numero chiuso a medicina e il taglio dei numeri degli specializzandi (quello che Manuel ricordava come imbuto formativo) ha portato ancora al crolloulteriore della necessità di medici. I richiami durante l'anno alle armi di anestesisti, di pneumologi, di internisti, di cardiologi, di rianimatori, cade nel vuoto perché è semplicemente ridicolo da parte nostra – ma penso lo capisca anche la popolazione generale - che non ha senso abilitare immediatamente subito dopo la laurea dei medici perché siano pronti. Un medico non sa fare nulla appena laureato, ha bisogno di formarsi con degli anni di formazione per la medicina generale oppure con degli anni di formazione in ospedale. Questi medici attualmente non ci sono.
 
C'è una carenza tra l'altro anche di strutture, come dicevamo. Abbiamo visto servizi interi ma non dobbiamo rivolgerci alla tanto vituperata Calabria: possiamo fermarci al nord per vedere ospedali che non sono a norma. Norme antincendio! Abbiamo strutturalmente ospedali completamente da rifare. Il sistema informatico poi è secondo - e non lo dico io lo dice ancora la letteratura - e dietro anche a paesi come l'Ucraina o come la Romania. Il sistema informatico dei nostri ospedali!
 
Dobbiamo anche dire: medicina pubblica medicina privata? Chiediamo un riallineamento, una riorganizzazione, un riequilibrio tra sistema pubblico e sistema privato. Ricordiamo che uno specializzando allo Stato costa 120 mila euro per la sola formazione. Il privato spende 0 per la formazione di un medico! E quel medico appena formato è subito preda della medicina privata, delle cliniche private, perché? Perché lo Stato attualmente.. e parlo principalmente della mia regione: negli ultimi dieci anni la regione Lombardia a un medico neo laureato offriva (quando va bene, tuttora offre quando va bene) un contratto libero professionale; partita iva, senza diritto alla maternità, senza diritto alle ferie, senza diritto alla malattia, si deve pagare l'assicurazione per conto suo, e ricordo che le assicurazioni, per esempio per un ginecologo o per un chirurgo, sono 12-15 mila euro di premio l'anno. E tutto questo viene retribuito 20-22 euro lordi all’ora. Ha ragione Manuel quando dice “siamo veramente carne da macello”.
 
Concludo. Abbiamo carenze di personale, carenze di strutture, carenze diprogetti di ricerca, carenze di prevenzione di medicina territoriale. Ricordo che il 75 % della medicina oggi e delle diagnosi delle cure possono essere svolte a livello territoriale. E questo porta a un eccesso: c'è un eccesso di ospedalizzazione che è farlocca, come diceva prima Manuel. C'è un eccesso di burocrazia, di amministrazione e di ingerenza politica. Io quando ho iniziato a lavorare avevo un 10% del mio tempo lavorativo dedicato alla burocrazia. Adesso è ormai al 50% in modo totalmente assurdo e scorretto.
 
 
 
Le possibili soluzioni sono certamente:



1) riorganizzazione della medicina territoriale;
 
2) l'implementazione di servizi sanitari a domicilio (le Case della Salute, le comunità, le RSA sono un buon esempio)
 
3) aumentare il numero di posti in specializzazione
 
4) e soprattutto aumentare i finanziamenti, con un sistema (vedete, “sistema”; ormai mi sono abituato) con un servizio sanitario nazionale unico e non con 21 feudi diversi, con regole, procedure e diritti completamente diversi.
 
5) occorre assolutamente migliorare i contratti.
 
Chiudo con una frase ancora non mia e non di Siamo Tutti Ippocrate,
ma che è di Sant'Agostino: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per affrontare la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle”. Noi finora lo sdegno lo esprimiamo continuamente. Il coraggio di cambiare le cose ce l'abbiamo. Di speranza purtroppo abbiamo solo il ministro della sanità.
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