Un ambulatorio per la comunità. Intervento dell'Ambulatorio Popolare Centro Storico Palermo.

Ambulatorio Popolare Centro Storico Palermo
28.03.2021

Grazie per averci invitato a questo incontro che crediamo essere un confronto molto importante per provare a sviscerare quelle che sono le necessità della fase che stiamo attraversando. A distanza di un anno dello scoppio della pandemia c'è ancora sicuramente molta confusione nella gestione della crisi sanitaria ed economica e anche nella campagna di vaccinazione. Come si legge nella traccia dell'incontro, costruire in modo collettivo delle coordinate per orientarsi nel presente crediamo oggi sia diventato necessario. Credo che questo debba essere il punto di partenza sicuramente per interrogarci sull'oggi e sulle pratiche che dovremmo portare avanti per difenderci.
Voglio iniziare da una breve analisi dell'emergenza che abbiamo vissuto e che continuano a vivere oggi: un periodo sicuramente complesso, come già si è detto, che ha fatto emergere forti contraddizioni. Intorno alla gestione della pandemia c'è stata molta confusione fin da subito, cioè le reazioni sono state fra le più disparate: c'è chi ha sottovalutato l'emergenza, chi ha agito istintivamente in preda al panico, chi ha utilizzato il virus come strumento di propaganda e anche le scelte dei politici in merito ad esempio alle restrizioni da applicare sono state sicuramente schizofreniche.

Non è mai esistita probabilmente una strategia complessiva quindi all'altezza della situazione. L'italia (ma crediamo soprattutto i territori marginalizzati come quello siciliano) non erano per nulla pronti ad affrontare un'emergenza di questa portata e il sistema sanitario pubblico già carente è con questa pandemia definitivamente collassato.
Crediamo che territori come la Sicilia vivano in condizioni di emergenza da sempre. Il sistema sanitario italiano e siciliano hanno subito negli ultimi anni un graduale ma significativo ridimensionamento a causa di riforme regionali e nazionali che hanno cancellato numerosi presidisanitari di prossimità e questo per lasciare spazio il più delle volte a un sistema basato su grandi ospedali, grandi poli ospedalieri e su cliniche private.

Crediamo che uno degli aspetti che questa pandemia ha reso più che mai evidente è che il diritto alla salute, e in generale il diritto alla vita, non è più, qualora lo fosse mai stato. universalmente garantito. In tanti si sono finalmente accorti che anche il sistema sanitario nazionale è organizzato per garantire il diritto alla salute ai garantiti e quindi in tal senso limitarlo a tutte quelle fasce sociali più fragili o così definite.

Quindi sostanzialmente chi ha i soldi da spendere può permettersi oggi le cure, chi invece non ce li ha deve sottostare a file interminabili, attese interminabili e in generale disservizi. Come è già stato detto da vari interventi anche stamattina un modello sanitario di matrice aziendale in cui vengono messi avanti sostanzialmente i bilanci, i costi e le spese piuttosto che quelle che sono le necessità dei territori, le necessità degli abitanti, di chi vive i territori.

La salute delle persone in questo modo sicuramente finisce per essere esclusiva di chi come ho detto se lo può permettere, gli ospedali diventano aziende non volte al benessere dei cittadini ma alla massimizzazione dei profitti. I presidi sanitari territoriali e i punti nascita, soprattutto quelli dislocati per esempio nelle isole minori e nelle aree interne vengono in questo momento del tutto smantellati perché non rispondono a questi parametri.

Crediamo che in piena emergenza queste contraddizioni siano venute a galla ma erano delle contraddizioni che già esistevano.

Si è assistito alla chiusura di reparti anche fondamentali, alla riconversione di interi ospedali in covid Hospital, al rinvio di prenotazioni per visite mediche specialistiche, sovraffollamenti nel pronto soccorso, mancanza di medici e di operatori sanitari e di posti letto.

Quindi una situazione sicuramente inaccettabile che oggi ci pone davanti alla necessità di ripensare il generale al diritto alla salute, che sicuramente vada rivendicato a partire dalla critica al sistema in cui viviamo. Il virus stesso in realtà è il risultato del sistema capitalistico in cui viviamo, che distruggendo più in generale l'ecosistema e di conseguenza le nostre vite genera continue emergenze, continue crisi.

Crediamo che lottare contro questo sistema significhi proporre dei modelli alternativi che partano dal basso, che partano dalle comunità, per le comunità, quindi immaginare un nuovo concetto di salute non è solo necessario ma è imprescindibile da questo. In questa direzione va l'esperienza dell'ambulatorio popolare centro storico di Palermo che appunto non è un'esperienza che nasce dalla necessità di rispondere al periodo emergenziale, ma piuttosto, come ho già spiegato, di esigenza di critica generale al sistema sanitario che garantisce il diritto alla salute.

Nelle nostre città, nei nostri quartieri le strutture mediche non sono adeguate alle esigenze degli abitanti e in questi anni molti hanno dovuto rinunciare a cure mediche, a farmaci o anche a semplici consulenze. Se questo diritto quindi viene negato a causa della carenza di strutture sanitarie allora le comunità pensiamo si debbano organizzare da sé. L'ambulatorio porta con sé quindi una rivendicazione politica ben precisa, cioè tutto ciò che noi facciamo gratuitamente e collettivamente non vuole essere una sostituzione alla politica, non vuole sostituirsi a quello che è il ruolo delle istituzioni e che dovrebbero garantire, ma ne vuole sottolineare quelle che sono le carenze e le inefficienze.

L'ambulatorio popolare non rappresenta solo un erogatore di servizi gratuiti, questo ci teniamo a specificare e l'abbiamo sempre detto in più interviste, ma è il frutto di una sinergia che si è creata tra medici volontari e giovani volontari, mossi dalla voglia di promuovere un sistema sanitario che fosse a misura di territorio e soprattutto un sistema sanitario accessibile a tutti e a tutte.

L'ambulatorio è per noi quindi un modo per sperimentare nuove forme di organizzazione dal basso, aprendo quindi al contempo una vertenza contro quelli che sono i tagli alla sanità pubblica perpetrati in decenni.

Nel tempo in Sicilia sono nati diversi comitati territoriali che si sono costituiti qualche mese fa nel Coordinamento regionale comitati per la salute Sicilia, di cui fanno parte (ne elenco solo alcuni perché sono tanti) comitati di Giarre, Noto, Pantelleria, piazza Armerina, Lampedusa e altri comuni.

Questo è nato dalla necessità, o meglio è nato dall’aver compreso che a partire da quelle che sono le specificità e le rivendicazioni territoriali, probabilmente la forza dell'unione può far giungere a un obiettivo fondamentale, che è quello di ripensare da zero il sistema sanitario regionale per una rete sanitaria che invece metta al centro i territori e le esigenze di chi li vive.

Dico due parole un po’ più nello specifico di quello che è l’esperienza dell'ambulatorio popolare centro storico e poi concludo. Il nostro ambulatorio è nato come progetto a maggio 2020 ed è poi partito attivamente proprio con il servizio erogato a marzo 2021, all'interno del quartiere Olivella, che è un quartiere popolare del centro storico di Palermo in cui noi come compagni del centro sociale ex carcere agiamo già da più di dieci anni.

La cosa interessante di questo nuovo progetto sociale politico che ora attivamente svolge attività sanitaria gratuita nel quartiere è stata quella che noi chiamiamo l'arma della solidarietà, quindi non è solo l'ambulatorio per la comunità ma è proprio nato e viene portato avanti dalla comunità stessa, perché è un progetto che prevede anche costruzione di percorsi di autoconsapevolezza su cosa sia la salute, su cosa sia la prevenzione.

Quindi rilancia anche un modello di salute che non venga calato dall'alto ma in termini di saperi, in termini di conoscenze e poi di conseguenza di rivendicazione viene costruito dalla comunità stessa. Ci si riappropria anche di tutta una serie di concetti che riguardano la salute e la prevenzione. Una cosa molto bella è stata la solidarietà anche in termini proprio di contributi economici con cui si è potuto ristrutturare l'ambulatorio. Le attrezzature mediche sono state reperite tramite contributi economici donati e poi tantissimi medici che volontariamente stanno prestando servizio e che sposano quello che per noi è il modello di sanità territoriale che è un modello che speriamo possa essere replicabile anche in altri quartieri popolari di Palermo e in generale negli altri territori.
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